Chi siamo
Perché una ONLUS?
L’esigenza di costituire questa onlus nasce da qui: dall’esperienza!
Ci siamo ben presto resi conto che le nostre risorse non erano sufficienti per soddisfare le esigenze di tutti, anche e soprattutto perché il campo di azione si era esteso ben oltre la dermatologia. La necessità spaziava dalla chirurgia alla ginecologia, alla rieducazione motoria, e tante altre branche mediche. È nato quindi il desiderio di fare di più e di farlo in maniera più completa e strutturata.
Perché si chiama Second Generation Aid ?
Perché sono stati chiamati a raccolta i nostri figli, figli di seconda generazione, nati in Italia da genitori che nella loro vita (almeno uno dei due) hanno fatto l’esperienza della migrazione, dell’incontro con nuove culture e dell’integrazione. Il ponte gettato tra due culture dai genitori è come un testimone che ora viene raccolto dai giovani in una sorta di percorso di ritorno, caratterizzato dal servizio e dalla disponibilità.
Qual è il nostro obiettivo?
Il nostro obiettivo è cercare di portare salute e farmaci proprio negli insediamenti, dove gli aiuti internazionali, soprattutto di questo tipo, arrivano con grande difficoltà. Nel nostro statuto non c’è preclusione di attività, se non la precisa volontà di non avere fini di lucro personali.
Nel futuro vorremmo poter esercitare la formazione necessaria ai medici locali o ai tutori della salute nei campi, occupandoci di una medicina specialistica di prossimità e dando finalmente delle risposte alle aspettative dei siriani nei campi, ma anche alla popolazione libanese ponendo attenzione a particolari casi di fragilità socioeconomica.
Il nostro team di volontari è composto da diverse figure professionali in continua evoluzione. Ponendo in essere un’opera inclusiva senza distinzione di religione, etnia e ceto sociale.
Il Consiglio Direttivo:
Lucia De Conno, Presidente
Maria Cristina Modeo, Vicepresidente
Maria Luisa Carucci
Assistenza senza distinzioni e pregiudizi di alcun genere
Assoluta gratuità delle prestazioni
Apartitica – Apolitica - Senza scopi di lucro e speculazione
Tutti gli operatori sono su base volontaria
La nostra storia
Una storia nata al contrario: da un’esperienza personale siamo poi arrivati alla costituzione di una onlus. Il volontariato spontaneo e occasionale cominciato un giorno di febbraio del 2016, mentre le montagne imbiancate di neve facevano da corona alla strada che attraverso la valle della Bekaa porta in Siria; tre persone, fino ad allora poco più che sconosciute, percorrevano in macchina gli 80 km circa che li allontanavano da Beirut, legate solo da un filo sottile che definirei buona volontà, o curiosità, a seconda del punto di vista.
Osama, un giovane siriano laureato in legge, poco più che trentenne, che risiede in Libano da qualche anno perché obiettore di coscienza, probabilmente l’ispiratore e il mentore di tutto ciò che sarebbe venuto. Lina, donna libanese, nota come imprenditrice nel campo dell’editoria, famosa come scrittrice di novelle e fulgido esempio di evoluzione femminile in un paese che da questo punto di vista lascia un po’ a desiderare. E poi la sottoscritta: Lucia, dermatologa da poco pensionata, proveniente dall’Italia.
Ci aspettava un giorno dedicato ai campi profughi siriani nella Bekaa. Nel percorso lungo la strada in salita fino al valico e oltre, nessuno sapeva ancora come l’esperienza che ci attendeva avrebbe cambiato definitivamente le nostre vite.
Eravamo tutti convinti che, una volta appagata quella curiosità che spinge a voler vedere con i propri occhi, tutto sarebbe ritornato come prima, che al termine di quella giornata di condivisione le nostre inevitabili differenze culturali e religiose ci avrebbero riportato ognuno alla sua vita di sempre.
E invece. Le emozioni che abbiamo vissuto insieme attraverso gli occhioni di questi bimbi siriani, sorridenti nonostante la condizione di sfollati e spesso orfani di guerra, ci hanno rapidamente trasformati interiormente e per sempre.
Osama non è riuscito a smettere di fotografare, di catturare le immagini che il suo occhio empatico e solidale riusciva a cogliere. Lina si è tolta subito dal polso il Rolex indossato da tempo, non riconoscendosi più nello stato antecedente. Ed io non ho potuto più smettere di pensare a come poter offrire la mia opera anche quando la distanza avrebbe inevitabilmente posto fine a questo volontariato nato per “caso”.
Siamo stati catturati tutti e tre e letteralmente uniti da una forza superiore in un progetto che è diventato per noi inevitabile.
Durante i giorni di operatività trascorsi nella Bekaa sono stati visitati circa 300 bambini. Le visite, cui è sempre seguita la somministrazione di adeguate terapie ove possibile, sono state anche spunto per la formazione di medici siriani ed insegnanti delle scuole operanti nei campi.
A questa prima esperienza, sono seguite altre tre missioni nel corso dell’anno. Ogni volta è stata occasione per fare di più e meglio, comprando (con i nostri soldi e di pochi amici) i farmaci o i materiali che via via si sono resi sempre più necessari come stampelle, sedie a rotelle, occhiali per bimbi scambiati per poco intelligenti ma che in realtà erano solo ipovedenti.