Al Awda

Riprendo a scrivere stamattina. È martedì e sebbene abbiamo appuntamento alle 8.00 ci siamo svegliati alla solita ora (6.00). Ne approfitto subito per scrivere un po’, dal momento che la vita scorre veloce e carica di impegni e in macchina questa volta non riesco a scrivere perché le strade sono dissestate e piene di buche.
Siamo andate sole alla Bekaa, forti dell’appoggio dei dirigenti locali di MAPS. Appena arrivate nella sede siamo andate nella vicina farmacia a comperare i farmaci che ci mancavano (soprattutto antibiotici orali) e poi siamo giunte nel campo di Al Awda verso le 10.30. Situazione simile a quella del giorno precedente: ci siamo accomodate nel container che funge da ufficio direttivo e sistemate ai lati della scrivania. La cosa penosa è stata la comunicazione. Ad aiutarci c’era solo un insegnante, Osama, impegnato a tradurre su due fronti.
Presto ci siamo sentite travolte da aspettative a cui non poter dare risposta e tutto questo ci ha reso ogni singola visita tre volte più gravosa del solito. Non so se riesco a dare un’idea del gran disordine che ben presto si è creato all’interno del piccolo ambiente che ci ospitava. Tutto è stato veramente molto difficile. Al termine della giornata abbiamo visitato circa la metà dei bambini di ieri (25 io, 15 Maria Luisa) con il doppio della fatica. Abbiamo giusto fatto uno spuntino col tè e alle 16.00, sulla strada del ritorno, ci siamo fermati per uno snack e un caffè.