Settembre 2021
La prima missione in Libano dopo l’inizio del COVID e dopo l’esplosione al porto di Beirut. Sappiamo che la situazione che troveremo in Libano è difficile. La banca mondiale stima che quella Libanese sia nelle top 3 delle peggiori crisi economiche dal 1850. Dal 2018 il paese attraversa una recessione che ha spazzato via il 40% del reddito pro capite. L’inflazione si attesta sul 90% e i prezzi dei beni alimentari sono aumentati di oltre il 220%: il 50% dei libanesi vive in povertà e il sistema sanitario è al collasso. Manca carburante e questo significa elettricità contingentata.
Durante i 20 giorni che passeremo in Libano visitando le persone in diversi campi profughi e in monasteri, saremo testimoni delle difficoltà che vive la popolazione. Faremo i conti con la mancanza di benzina e la penuria di elettricità; alcune sere ceneremo al buio e visiteremo i pazienti alla luce dei cellulari che ricaricheremo con estrema difficoltà.
La nostra missione comincia con la visita a Saadnayel, alMarj, e Rahma Camp nella Bekaaaa Zahle.
La mattina è dedicata ai bambini nelle scuole annesse ai campi profughi (quasi tutti siriani); nel pomeriggio ci dedichiamo prevalentemente alle famiglie libanesi che giungono numerose al monastero di Jasu el Fadi.
Il 19 settembre ci spostiamo nella zona di Biblos e ad Annayah visiteremo in team con la collega dell’Università “La Sapienza”, giunta in libano per lo screening del campo della cervice uterina. Come ultima tappa ci aspetta la regione dell’Akkar dove la situazione di povertà è ancora più marcata. Visiteremo nei campi profughi i siriani, in prevalenza, ma anche i libanesi, preparando il nostro intervento futuro anche tra la popolazione libanese. Qui toccheremo con mano l’impossibilità di reperire i farmaci nonostante avessimo i soldi per l’acquisto perché le farmacie ne sono sprovviste. Visitiamo in condizioni precarie, con un caldo torrido: le mascherine che ci tormentano proteggendoci dal COVID, ci riparano anche dalle numerose mosche. Visitiamo bambini mal nutriti e pallidi, con deficit di accrescimento, tosse e febbre. Spesso ci avvicinano con scatole di farmaci di cui hanno bisogno; talvolta, rovistando, troviamo dei similari ma, per lo più, è alta la frustrazione nel dover negare prodotti salvavita.
Sono stati giorni faticosi sia fisicamente che emotivamente. Ci ha ripagato la notizia, giunta qualche giorno fa, che un paziente affetto da una patologia grave è stato ricoverato e poi dimesso grazie al nostro interessamento e ora gode di un’apparente buona salute. Un grazie speciale va a Padre Marun, e alla sua associazione “Insieme”, che ci ha sopportato e supportato per tutto il percorso, a Padre Michel della Caritas libanese che, con i suoi collaboratori, ci ha permesso di trattare casi più gravi e a Padre Tannous che ci ha ospitato nel suo convento e ci ha fatto sentire a casa. Ultimo, ma non per ultimo, al nostro autista Firaz che con pazienza, nonostante la mancanza di carburante, ci ha accompagnato in sicurezza, sempre presente con il suo occhio protettivo su di noi.