Libano giugno 2019

Al Rahma Libano Second Generation Aid onlus

10 Giugno 2019


Hamdanieh Camp

Campo siriano di Hamdanieh. Siamo arrivati prima delle 9 e la prima mezz’ora è trascorsa per stravolgere la disposizione dei mobili nella piccola stanza, onde creare spazio per tre nuclei di lavoro, cercando di preservare la privacy dei pazienti. Verso le 13.30, stracotti dalla pressione del lavoro e dal piccolo ambiente, lasciamo l’insediamento.

Questa prima giornata non è stata assolutamente sufficiente a coprire le richieste, con un consuntivo di:

  • 35 visite dermatologiche
  • 25 oculistiche, con alcuni casi gravissimi di cecità congenita o acquisita
  • 19 ecografie

Kamal, il nostro oculista, ha trovato 3 bambini ipovedenti a cui fare gli occhiali. Abbiamo portato alcune montature da Roma e noi faremo le lenti, in modo tale da consegnarli finiti prima della partenza.

Il problema rimane il secondo livello di intervento, dalla chirurgia o i ricoveri agli esami strumentali successivi, a cui ancora non possiamo dare risposta.
Kamal ha visitato un’anziana di 70 anni, proveniente da Raqqa, affetta da cataratta bilaterale e attualmente cieca, che recupererebbe la vista con un intervento chirurgico. In casi come questo, non essere in grado di dare una risposta fa salire la frustrazione e il senso di impotenza.12 Giugno 2019


Al Rahma

Sveglia al solito orario, 7.00. Il fatto di dormire nel convento di Deir Taanayel, nella Bekaa, questa volta ci consente di non precipitarci al mattino e di fare la cose in tutta calma. Di sicuro si sente di meno la stanchezza dei trasferimenti a fine giornata e il silenzio del convento ci aiuta a rilassarci e a mettere insieme le idee sul da farsi. Verso le 9.00 siamo nel campo Al Rahma.

Anche se sono già stata qui altre volte, ciò che mi colpisce sempre è lo stato di degrado ambientale e sporcizia: ovunque lattine, bottiglie di plastica, carta e cartoni di ogni tipo su ciò che costituisce gli spazi comuni e il manto stradale, fatto di ciottoli di scarto edilizio.

Enrico, il nostro radiologo, ha molto successo: avendo con sé uno strumento diagnostico, arrivano tanti uomini  e donne, alcuni con patologie serie. Fra tutti, una donna aggetta da cirrosi scompensata con ascite a cui viene consigliato un ricovero sollecito; un giovane tetraparetico per schegge di guerra con un rene in gravi condizioni, già in idronefrosi, per la quale chiederemo il trasferimento terapeutico in Italia; un religioso locale con paresi bellica in evidente stato algico per un trauma da caduta.

15 Giugno 2019


Hamasny

Giornata dedicata ad una collaborazione con la CARITAS libanese. È la prima volta che tentiamo questa partnership con una struttura diversa da ciò che siamo noi.
Ci attendono con la loro unità mobile ad Hamasny, un campo siriano poverissimo vicino a quello altrettanto misero di El Faour.

Al nostro arrivo, verso le 10, il loro camper è già operativo. Il clima è torrido e il riverbero della luce sui ciottoli è molto fastidioso per gli occhi. Ci viene incontro Norma, l’infermiera che coordina il servizio sanitario sull’unità mobile.
Ci fa accomodare in uno spazio tipo tenda comunitaria, divisa già in 3 ambienti. A lavorare con noi c’è anche un medico otorino, volontario CARITAS. Dopo i saluti e le presentazioni, ci mettiamo subito al lavoro. L’ambiente è buio e il caldo è soffocante.

Presto si delineano alcune realtà importanti:

  • Questo campo è così povero e le scuole così lontane, che i bambini non vanno a scuola.
  • Le donne sembrano essere tutte incinte per Enrico si presentano solo ecografie in gravidanza o ginecologiche per accertare la sterilità.
  • In campo dermatologico, ho riscontrato diversi casi di psoriasi dei talloni, facilitata dal camminare sui ciottoli con piccole ciabatte, cioè senza una vera suola che protegga, e due casi molto seri che a un primo livello non posso assolutamente diagnosticare: il primo è un ragazzino di 14 anni, affetto da genodermatosi di natura da determinare.

 

Il secondo è un piccolo di circa un anno, accompagnato dalla nonna, con un testone che mi richiama un idrocefalo. Lo segnalo a Norma, che indirizzerà la donna nel centro Caritas di Zahle dove può sottoporsi a raggi x ed effettuare le diagnosi necessarie.

Al termine di questa giornata di lavoro nell’insediamento di Hamasny in collaborazione con la Caritas locale il consuntivo di visite è stato:

  • 26 visite dermatologiche
  • 26 visite oculistiche
  • 21 ecografie

 

L’équipe Caritas ci saluta verso le 13 mentre noi continuiamo a visitare fino alle 15 in questa struttura buia e veramente poco accogliente. Uscendo, rimaniamo accecati dal sole e dal riverbero.Venerdì 14 giugno


El Faour

Oggi decidiamo di recarci al campo di El Faour, dove vive la nostra amica Abeer.
Le scuole sono chiuse e non possiamo utilizzare i locali a noi noti ormai da tante esperienze precedenti. Insieme ad Abeer ci viene incontro un giovane che ci apre le porte di un negozio che si affaccia sulla strada, all’apparenza chiuso da molto tempo. Sporcizia e ragnatele ovunque. Decidiamo di non visitare fino a che non venga fatta un po’ di pulizia e ben presto arrivano scopa e scopettone.
Dopo aver riordinato iniziano le visite, che sono tante.
In questo luogo Enrico è quello che soffre di più perché lo spazio angusto non permette di aprire il lettino portatile e finisce che farà ecografie a persone stese su un divano basso con grande sofferenza di schiena.

Ci fermiamo per la pausa pranzo verso le 13.30 e mangiamo un panino  con shawarma e falafel. Presto ci accorgiamo che tutti i presenti nella stanza sono affamati come noi e il cibo diventa una bella occasione di condivisone.

In questo posto non si presentano solo ecografie ostetriche. Inoltre, diverse case sono in muratura e, per la prima volta in questa missione, ci capita di visitare anche persone e bambini libanesi.
Terminiamo verso le 16.30, ancora una volta stracotti di stanchezza. Io ho fatto circa 40 visite ma ho imparato che non è il numero assoluto che conta, bensì la modalità con cui vengono fatte e la collaborazione che si ha intorno.
Certamente le mie visite necessitano di una traduzione inglese – arabo e l’amico Ibrahim spesso si assenta per una sigaretta. Purtroppo senza di lui si ferma tutto per me perché nessun altro è in grado di aiutarmi.
Le persone non smettevano più di arrivare anche da campi vicini grazie alla rapidità con cui veniva trasmessa la notizia e quando pensi di essere verso la fine…ecco una nuova ondata fuori che aspetta oltre la vetrata. Tutti abbiamo lavorato molto in questo posto e siamo riusciti a liberarci solo perché abbiamo promesso di ritornare lunedì.15 Giugno


Giornata di formazione

Oggi è il giorno dedicato alla formazione. Ci siamo recati presso la sede di MAPS, dove si sarebbe tenuto l’incontro.
Teresa, la nostra cooperante, ha seguito un corso sulla disostruzione delle vie aeree nei bambini e noi ci siamo procurati un bambolotto e un gilet per la dimostrazione e Marco, il nostro collega rianimatore, ci ha fornito il materiale per la comunicazione in modo assolutamente gratuito: video e poster in tutte le lingue principali, che abbiamo stampato in arabo e inglese e poi distribuito a scopo divulgativo.
Sono stati organizzati due gruppi di persone su due turni (la sala a disposizione era molto piccola) di 30 insegnanti e ho colto sui loro volti un grande interesse per l’argomento e apprezzato i loro ringraziamenti al termine di ogni sessione.18 Giugno


Al Rahma

Oggi torniamo nel campo di Al Rahma, quello che fra tutti ci sembra il luogo più bisognoso e dove abbiamo trovato finora casi molto seri. Ci mettiamo subito a lavorare secondo il solito schema: Enrico ed io nella piccola medicheria, già attrezzata con lettino e tenda divisoria; Kamal si piazza nella sala comune e prepara il suo angolo operativo.
Quello di Al Rahma è un campo molto disagiato e sporco. Non ricordavo tanta sporcizia  nelle visite precedenti. Questa volta il livello di immondizia disseminata da tutte le parti salta proprio all’occhio non appena parcheggiamo. È abbastanza intuitivo come qui le malattie dermatologiche infettive siano statisticamente significanti: verruche, impetigine, candidosi perianali. Mentre tutti noi visitiamo mi piace tentare un esperimento sociale che affido a Teresa. Abbiamo dal convento portato con noi bustoni della spazzatura e coinvolgiamo i bambini nella pulizia del campo. Presto si forma una vera e propria squadra e partecipano circa una quindicina di bimbi, apparentemente motivati…dopo circa una mezz’ora lo sguardo sui ciottoli della sterrata mostrava una diversa uniformità cromatica ai nostri occhi accecati dal sole. L’esperimento ci sembra riuscito perché in tanti hanno partecipato, anche con interesse ed entusiasmo, anche perché avevamo promesso a tutti un gelato di gratificazione! Nonostante la generosa confezione acquistata da Ibrahim, i gelati finiscono ben presto e non siamo in grado di darli a tutti i bambini del campo. Mi sale l’angoscia quando, alzando nuovamente lo sguardo sui ciottoli,  vedo che si sono di nuovo riempiti dei colori dell’involucro dei gelati!

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