9 Ottobre
Wavel Camp
Il campo di Wavel si trova a 90 km a est di Beirut, nella valle della Bekaa. Nasce come accampamento militare per i francesi: una dozzina di edifici in mattone che dopo il 1948 sono diventati il rifugio dei profughi palestinesi. Dal 1952 l’UNRWA è responsabile del campo, fornendo assistenza e aiuti ai palestinesi che ci vivono. Le condizioni di vita sono chiaramente difficili (a partire dalla struttura delle abitazioni, la maggior parte delle quali è ancora come l’hanno lasciata i francesi), soprattutto nei mesi invernali, quando tutta la valle è interessata da temperature molto rigide. Tutto ciò, associato alla povertà, da luogo a un’innumerevole serie di problemi sociali; palestinesi riescono ad ottenere solo lavori stagionali, nel settore agricolo ed edilizio, e i giovani lasciano presto la scuola per dare supporto economico ai propri genitori. Entrando nel campo, tra le abitazioni, i bambini che giocano a nascondino e gli uomini che vanno e vengono su e giù per la strada, sorge un edificio tutto rosa: è la scuola. La scuola di Wavel è gestita dal BAS (Beit Atfal Al Somoud) una ong laica nata nel 1976, per fornire assistenza e supporto ai bambini orfani che hanno perso i propri genitori nel massacro di Tal Al Zaaatar. Oggi, il BAS offre servizi rivolti alle famiglie di rifugiati e persone in difficoltà, attraverso progetti che rafforzino le capacità e consolidino le possibilità di bambini, giovani, donne e genitori, con lo scopo di contribuire allo sviluppo della comunità palestinese sul territorio libanese. Second Generation Aid ha incontrato Aziza Shehadeh, coordinatrice del campo, che ci ha accolto all’interno della scuola offrendoci lo spazio per le prestazioni mediche. La stanza è in realtà il suo ufficio, luminoso e grande abbastanza da permettere a Lucia e a Maria Luisa di lavorare assieme senza disturbo reciproco. Io ho visitato complessivamente 72 persone, di età compresa tra i 4 mesi e i 73 anni. L’età media dei pazienti è di 25 anni. Acariasi e dermatiti sono stati riscontrati con maggior frequenza (rispettivamente 14 e 11 casi). L’otorino ha visitato complessivamente 32 persone, di età compresa tra i 4 mesi e i 67 anni. La tonsillite è stata riscontrata con maggior frequenza (5 casi). Al termine delle visite, abbiamo scambiato due parole con Aziza. L’esperienza di Wavel è stata bella, a tratti difficile (Aziza ha dovuto urlare diverse volte mentre visitavamo per gestire la calca ed il nervosismo della lunga attesa). Tutto il giorno nel campo a visitare, fino alle 18.45! Era buio quando finalmente siamo risaliti in macchina. Distrutti, ma felici. A casa, appena rientrati, Maria Luisa si è chiusa in un mutismo quasi autistico che riconosco subito essendo una mia modalità quando sono molto stanca. Poi il re-incontro fra tutti i partecipanti della missione, finalmente, ha stemperato la tensione e ci ha guidato al sonno della notte.10 Ottobre
Marj Camp
Martedì mattina ci ha visto in gruppo partire verso la Bekaa verso le 8.30, più tardi del solito dal momento che la mattina è stata dedicata ai saluti nella sede di Maps. Questo ci ha consentito anche di prendere accordi per il sabato mattina: sarà un tempo dedicato ai rilievi acustici con l’audioimpedenziometro portato da Maria Luisa. Questa volta siamo venute in missione un po’ più attrezzate, grazie alla collaborazione con una società italiana che si occupa di protesica audiologica: AUDIN. Abbiamo presentato il problema e loro ci hanno fornito lo strumento in precedenza concordato per le rilevazioni dei test, il materiale per le impronte, la formazione degli operatori e le protesi che si renderanno necessarie sui bambini analizzati. E così sabato mattina Maps ci metterà a disposizione una stanza silenziosa ed isolata, ove Maria Luisa potrà praticare i test ai bambini che faremo arrivare. Nel pomeriggio siamo andati a visitare in un campo a me già noto: Hamdanieh. Complessivamente ho visitato in totale 26 pazienti. L’età media è di 23 anni e la patologia riscontrata con più frequenza è l’acne (5 casi su 26), seguita dalla dermatite atopica (3 casi su 26). Il dottor Kamal, oculista, ha visitato in totale 20 pazienti, la cui età media è di 29 anni. Le diagnosi più frequenti sono: congiuntivite (9 casi su 20) e presbiopia (5 casi su 20). L’età media dei pazienti di Maria Luisa, l’otorino, è di 19 anni, la quale ha visitato in tutto 16 pazienti. 5 pazienti su 16 soffrivano di rinite allergica, in alcuni casi anche purulenta.11 Ottobre
Jabal Douris
L’obiettivo di Second Generation Aid è quello di aiutare persone in difficoltà, a prescindere dalla nazionalità o dai luoghi. I pazienti di Jabal Douris erano prevalentemente libanesi. Solo alcuni di loro venivano dal campo vicino. Siamo stati accolti da una giovane donna, madre di tre figli, nella sua casa di montagna, una villetta rustica e tradizionale nelle forme e nell’arredo. Una stanza era interamente dedicata alle visite otorinolaringoiatrie, che sono state 29, un’altra, più luminosa, riservata alla dottoressa Lucia, che ha visitato 36 pazienti. Questo giorno a Jabal Douris ci ha dato l’opportunità di conoscere Khodor, un giovane del posto che lavora nella farmacia a pochi km dalla casa in cui Second Generation Aid stava operando. Grazie a una serie di fortunate coincidenze, Khodor ha saputo della nostra presenza e ci ha raggiunti per chiederci se volevamo una mano. Si è presentato parlando in italiano: Khodor aveva vissuto e studiato per sette anni in Italia. Era incredibile. A 3000 km dall’Italia, in un paesino della valle della Bekaa, un ragazzo libanese ci chiede, con forte accento friulano, se abbiamo bisogno di una mano. E così accompagna le visite di Lucia nelle vesti di mediatore linguistico, rivelandosi un’ottima risorsa per il nostro lavoro. Al termine delle visite, nel primo pomeriggio, Khodor si offre per accompagnarci al campo siriano di Jabal Douris, una quarantina di tende sparse qua e là che ospitano famiglie siriane provenienti per lo più da Homs. In Libano i profughi siriani vivono in campi informali: non vi è alcun tipo di coordinamento né di controllo e, sebbene la “tenda” sia il filo conduttore comune, si possono trovare situazioni diverse tra loro, da agglomerati di centinaia di tende a stanziamenti solitari.12 Ottobre
Sahal Douris
Capitiamo in questo posto senza saperlo. Una grande sala in un edificio che sarà una moschea, diventa il nostro luogo adibito alle visite. Ai quattro angoli della stanza si collocano i quattro medici: Valeria, che si presta a visite di medicina generale; Kamal, oculista; Lucia per la dermatologia e Maria Luisa, l’otorino. Si contano complessivamente più di 70 pazienti, prevalentemente libanesi di origini turche.13 Ottobre
Al Rahma
Oggi siamo stato al campo Al Rahma, a Barr Elias. Ci troviamo vicino al confine con la Siria, lungo la strada diretta a Damasco. Sono già stata qui più volte a fare visite, e la sensazione, entrandovi, è di conoscere ed essere riconosciuta. Ci sistemiamo in due diversi locali: Maria Luisa ed io su due piccole scrivanie nel locale della medicheria, Kamal in un angolo della sala comunitaria, molto più grande. Mi ha molto emozionato cominciare a visitare e reincontrare volti noti, rilassati e sorridenti nei miei confronti. Vuol dire, a mio avviso, essere entrata nel loro vissuto ed è testimonianza di un buon lavoro già svolto! Quante ustioni ricordo di aver medicato nel passato in questo campo e, alzando gli occhi alla vetrina, riconosco il kit di pronto soccorso donato in un’occasione passata. Le persone si susseguono con rapidità. Osservo che su 16 visite da me effettuate prima della pausa per lo spuntino del pranzo, 4 sono bambini. Kamal, nell’altra stanza ha visitato circa 30 persone. I pazienti di Maria Luisa sono stati circa 18. L’imminente arrivo del maltempo ha anticipato il nostro viaggio di ritorno. Tutti concordiamo con la mia idea di tornare un’altra volta la prossima settimana. Porteremo alcuni dei vestitini che ci siamo portati dall’Italia.14 Ottobre
Rama e Abeer
È il giorno di Rama e di Abeer, questa domenica tra le due settimane di missione. Due figure storiche, due incontri che mi hanno segnato, in qualche modo responsabili di ciò che stiamo vivendo e della creazione di Second Generation Aid. Ed è anche il giorno di Osama, l’amico siriano con il quale tutto è cominciato. Unico suo giorno libero dal lavoro…gli ho chiesto di accompagnarci prima da Rama e poi da Abeer perché conosce bene i loro insediamenti. Abbiamo raggiunto la tenda di Rama in tarda mattinata. Si trova molto vicina al confine con la Siria, dopo Anjar. Sia lei che la sorella sono molto felici di vederci. Ho stabilito con Rama un legame molto speciale, anche se non sono riuscita a tirarla fuori dal suo problema di ulcere alle gambe, di natura sconosciuta e che si porta con sé da 25 anni! Ad ogni modo, questa volta Rama sta meglio: sta seguendo una cura a base di Trimetoprim e clotrimaziolo (sulfamidico e disinfettante/antimicotico) con una crema locale e le ulcere sembrano regredite in modo significativo. Siamo fuori dalla tenda. Scattiamo delle foto in memoria del giorno assieme. Rama ci raggiunge poco dopo, e solo allora mi rendo conto di quanto cammino sia stato fatto dal nostro primo incontro in cui avevo davanti una ragazza giovane, magrissima, sofferente, vestita tutta di nero, con bende maleodoranti. Ora Rama è immersa nei colori e presto, insciallah, guarirà!* * *
Il pomeriggio è dedicato all’incontro con Abeer, nell’insediamento poverissimo di El Faour. Le scuole sono chiuse e il nostro unico obiettivo in questo posto è unicamente quello di incontrarla, farla conoscere al gruppo che la intervisterà al fine di fare una relazione e segnalare la sua famiglia per i corridoi umanitari. È vedova e ha tre figli da seguire nella crescita e negli studi (a cui lei tiene moltissimo!) Se non è nella fragilità lei, a cui, a partire dal prossimo mese, taglieranno anche il finanziamento di $ 108 mensili da parte dell’UNHCR, chi lo sarà mai?